La Figlia del Drago.

Thea, Principessa della potente e antica Casata dei Draghi di Anthuria, è cresciuta fra le rassicuranti mura del Palazzo Reale, lontano dalla realtà dei Nove Regni sui quali governa suo padre. La quotidianità di Thea, fatta di pacifiche certezze, è interrotta dal primo incarico ufficiale che riceve dal Re. Si reca nella ricca e turbolenta città di Grande Ponte, iniziando un viaggio che la trasforma da viziata principessa a unica speranza della sua Casata di riscattare il proprio onore. Vegliata dal fedele Galindo, la protagonista intreccerà il suo destino con affascinanti e pericolosi personaggi: l’ambizioso Duca di Astvin, pretendente al trono dei Nove Regni, e l'imprevedibile Leone, fuorilegge dal passato misterioso. Attraverso pericolose imprese e difficili decisioni, in una realtà dove nessuno è come appare, Thea verrà coinvolta in un pericoloso gioco che svelerà gli inquietanti segreti del Trono. Riuscirà a capire che Anthuria non ha bisogno di un Principe Ereditario perchè lei è la Figlia del Drago?


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I contributi grafici di lettori e amici di Thea...


Scene inedite.



Arriveranno un po' alla volta...


Curiosi?.... Fate bene!


L’Erede del Drago.

Questa è la scena originale della convocazione di Thea da parte del Drago, che nel romanzo viene solo accennata dai ricordi di Galindo all'inizio del secondo capitolo. Buona lettura!

Il Concilio dei Nove Governatori, chiamati a Città Palazzo dal Re, si è concluso da poche ore.

Thea scende di corsa le sontuose scale dell’Alta Torre delle Dame.

Il Re ha richiesto la sua presenza nella Sala del Trono e il passo svogliato di Galindo le appare decisamente troppo lento per contenere la sua eccitazione. Il cuore le batte forte e il respiro corre più rapido dei suoi piedi.

Finalmente lui l’ha convocata!

Neppure il richiamo di Galindo serve a trattenerla, tanto che l’uomo è costretto ad accelerare il passo per starle dietro.

Solo quando raggiunge l’ampio portone dell’anticamera, nella quale tutti devono attendere prima di essere ricevuti dal Drago, si ferma e cerca di riprendere il controllo del proprio respiro, premendosi la destra sul petto.

“Oh molto aggraziato, questo tuo contegno, Thea. Decisamente degno della Figlia del Drago”

Thea indirizza alla sua ironia un’occhiataccia, completando la grazia del proprio portamento con una linguaccia che gli strappa un sorriso.

Le apre i battenti intarsiati del portone del lungo corridoio che precede la maestosa sala del Trono e si perde un istante ad ammirare le ampie volte a botte, affrescate come un cielo stellato, che li accolgono nel lungo passaggio deserto. Alle pareti stucchi d’oro e drappeggi di velluto amaranto fanno da cornice agli antichi ritratti della Stirpe dei Draghi.

Thea fa qualche passo lungo il corridoio, seguita da Galindo. I Re di Anthuria la scrutano severi dai loro ritratti, esattamente come accade fin da quando, bambina, trotterellava in quella grande stanza mentre Galindo le raccontava degli onori della sua Casata.

Si è sempre sentita piccina, lì dentro, sotto quegli sguardi inflessibili, e, in quel momento, ha la sensazione di esserlo persino più di quando era bambina. Sa che il proprio destino non è quello di comparire su quei muri, eppure ha sempre subito il fascino e l’imponenza di quei ritratti.

Sforzandosi di trovare un contegno altezzoso, ignora i ritratti e le sensazioni che le provocano e si avvicina al ricco portone che cela la Sala del Trono.

Eccolo lì, l’unico dipinto che ha sempre davvero amato in quella carrellata di severi Re!

Suo Nonno, Re Markus, il Drago che il popolo non ha mai smesso di amare. Non che lei lo abbia mai conosciuto di persona, ma il suo sguardo allegro e quel suo mezzo sorriso, con il quale sembra ammiccarle dalla tela, hanno reso, ai suoi occhi di bambina, l’immagine del nonno un’immagine amica. Ha sempre avuto l’impressione che Re Markus la osservasse dal suo quadro, come se volesse dirle qualcosa di misterioso. Fra loro c’è un segreto, si è sempre divertita a pensare, un segreto che ancora lei non conosce ma che, prima o poi, il Destino le svelerà.

Galindo, con un sorriso, la osserva accennare come sempre un inchino elegante al ritratto di Re Markus, prima di recuperare il contegno che Marcellus si aspetta di vederle addosso. Le due guardie, in alta uniforme ai lati del portone, fingono di non vederla inchinarsi al ritratto e la spiano lisciare nervosamente immaginarie pieghe della lunga sovraveste di velluto rosa che indossa su una elegante tunica di seta color pesca con un ampio scollo a cuore, prima di fare un profondo respiro, raddrizzare la schiena e raccogliere le mani in grembo con altezzosa eleganza, come Sima le ha insegnato.

Thea solleva il mento e si accosta al portone, avvertendo la presenza rassicurante di Galindo alle proprie spalle.

Una delle guardie si muove subito, aprendole uno dei battenti e annunciando con solennità la sua presenza.

“Sua Altezza, la Principessa Thea, figlia di Marcellus della Casata dei Draghi di Anthuria”

Le cede il passo con un profondo inchino, prima di richiudere la porta alle proprie spalle.

Thea s’incammina lungo il tappeto di velluto rosso che dal portone raggiunge il ricco seggio sul quale, da centinaia di anni, siedono i Draghi di Anthuria. Ha sempre adorato il leggero strusciare che fanno i lunghi abiti su quell’antico velluto, le alte volte della sala del Trono, sorrette da imponenti colonne, la luce dorata del sole che entra discreta dalle grandi finestre a ogiva che, a picco sulla scogliera che si getta nel grande Mare del Nord, impreziosiscono tutta una parete con i loro vetri istoriati con lo stemma del Drago, ripetuto su ciascuna di esse.

La Sala è stranamente deserta. Nessun dignitario, nessun Cavaliere, ad ammirarla avanzare sotto le ricche volte, scortata dal passo marziale del suo Galindo, nessuna Dama a guardarla curiosa e invidiosa, dopo aver distolto sguardi adoranti dal Re.

Ed eccolo lì!

Re Marcellus, suo padre, il Drago, seduto sul possente seggio di legno intagliato in modo da somigliare a un drago che avvolge con le proprie spire, consunte dal tempo, il corpo del Re, proteggendolo.

È imponente e bellissimo. La osserva severo, con freddi occhi di cristallo che fanno sospirare tutte le dame del Regno. La lunga e folta chioma brizzolata sorregge la sottile corona d’oro sulla quale è incastonato il rubino da tutti conosciuto come l’Occhio del Drago, il diadema dei Re di Anthuria da tempo immemore.

Thea si avvicina al Trono e fa un’elegante riverenza al Padre prima di rivolgere un cenno di saluto al Governatore di Città Palazzo, il Generale Artorius, come sempre in piedi, accanto al Re, con il suo profilo rapace e gli attenti occhi scuri.

Marcellus la scruta senza accennare alcuna risposta al sorriso che illumina il suo bel volto. Inizia invece a parlarle con un tono formale che la mette subito a disagio.

“Come immagino già saprai, ho dovuto convocare con urgenza i Nove Governatori perché è accaduto qualcosa, a Città Grande Ponte, che ha richiesto la mia immediata attenzione.

Si è appena concluso il Concilio dei Nove, ma solo in sette hanno potuto prendervi parte.

Xander Carcaron versa ancora in gravi condizioni, come mi ha scritto suo fratello Duncun. Il Generale paventa la possibilità che possa non riprendersi più. In realtà è questa la notizia che mi affligge davvero!

Gli uomini di cui posso fidarmi davvero sono meno delle dita della mia destra. Se l’Oscura Dama prenderà con sé Xander, quegli uomini saranno drasticamente meno!

Ad ogni modo! È un’altra la questione per la quale si è resa necessaria una mia ferma risposta.

Al Concilio è rimasto vuoto il seggio del Governatore di Grande Ponte.

Politeus, che da dieci anni governava con mano salda e con la mia totale fiducia i territori del Grande Fiume e della sua Foresta, è stato assassinato una decina di notti fa, nel corso di un agguato per le strade della sua stessa città, i responsabili del quale paiono essere fantasmi!

Come al solito, del resto!”

Marcellus accompagna le proprie parole con un gesto stizzito. Da anni tollera che un miserabile assassino, un ladro, un bandito qualsiasi tenga in scacco le sue truppe, agendo indisturbato sui territori di Grande Ponte e Città dei Leoni, mettendo in ridicolo le truppe dei suoi Governatori. Nessuno sembra essere in grado di fermarlo e nonostante il Regno sia tappezzato di manifesti con tanto d’ingenti ricompense. Non dovrebbe essere difficile riconoscerlo, visto che tutti conoscono perfettamente la più nota caratteristica di quel misero bastardo!

Due tatuaggi sull’esterno degli avambracci che ritraggono la testa di un leone che ruggisce con una folta criniera e, su di essa, una corona che in molti ricordano e altrettanti maledicono.

Sono anni che sente sussurrare da tutti il nome di un fantasma, tutti pronti a credere in assurde leggende, piuttosto che ammettere la propria incapacità!

Il Re si accarezza la folta barba brizzolata che assume riflessi quasi azzurri, cercando di non lasciar trapelare il proprio disappunto di fronte agli occhi della figlia che, come sempre, lo scrutano ansiosi di un qualcosa che lui non riesce a comprendere.

“Hai almeno una vaga idea di cosa rappresenti per la Corona il Governatorato di Grande Ponte?”

Thea cerca di nascondere la soddisfazione che quella domanda le provoca, concentrandosi per rispondere con un tono il più neutro che le riesce.

“Sì, Vostra Maestà.

Città Grande Ponte è una delle città più grandi e più ricche dei Nove Regni. Domina il Grande Fiume, l’unica via d’acqua di Anthuria, e sul suo territorio si estende la Grande Foresta, che assicura cacciagione e legname. Fra i Nove Governatorati, Grande Ponte è certamente uno dei più importanti”

“Bene, esatto.

Vedo che non è solo a sbattere le ciglia e a sorridere che ti hanno educata”

Il Re lancia un’occhiata indefinibile a Galindo, che rimane impassibile con le braccia conserte sul petto, in piedi, immobile, qualche passo dietro alla Principessa.

“Grande Ponte ha un’altra importante caratteristica, piccola Principessa!

Essa sorge su quello che un tempo era il territorio del Regno dei Leoni. Ha rappresentato per decenni il passaggio di confine fra Anthuria e il Regno dei Leoni, prima che la pace venisse rotta”

Al Re non sfugge l’impercettibile contrarsi della mascella di Galindo di fronte alla sua affermazione, ma decide di ignorarlo.

“Con ogni probabilità è per questo che è diventato il territorio turbolento che è oggi.

La mano cui avevo affidato il Governo della regione, mano che io credevo salda, non ha saputo intervenire con adeguata severità per stroncare quella che ora è diventata più che una fastidiosa minaccia”

Thea non distoglie un istante gli occhi di smeraldo dalla figura del Padre che, per la prima volta, le sta parlando di questioni relative al governo del Regno. È talmente orgogliosa che non riesce a frenare la curiosità.

“Immagino vi stiate riferendo al… Leone”

Si rende subito conto di aver parlato a sproposito e spia ansiosa la reazione del Re che la scruta qualche istante prima di risponderle.

“Il Leone”

La voce di Marcellus è un tetro sussurro, ma quando riprende a parlare esplode come un tuono nella vasta Sala facendola sobbalzare.

“Il Leone è morto, Ragazzina!

Questi assassini, facinorosi che sopravvivono rubando ciò che appartiene alla Corona… a me! Sono solo banditi che usano la leggenda che vorrebbe uno degli eredi di quel maiale di Re Rainar, ancora in vita!”

Marcellus per un istante concentra lo sguardo feroce contro Galindo che continua a rimanere impassibile, ma torna subito a rivolgersi a Thea.

“Non so, e nemmeno mi interessa sapere, chi sia davvero l’uomo che li comanda, quello che tutti chiamano il Leone, incrementandone un mito che sa di ridicolo, ma, ad ogni modo, adesso, si è spinto troppo oltre!

Non intendo tollerare ancora.

Politeus non è stato in grado di compiere il proprio dovere di Governatore del Drago, né tantomeno si è dimostrato degno della fiducia che, da più di dieci anni, gli avevo concesso.

Ha ricevuto solo ciò che meritava!

Ho deciso che è giunto il momento di una svolta importante, per il Destino della Corona di Anthuria”

Galindo si sforza di continuare a guardare di fronte a sé un punto indefinito nello spazio, tenendo a bada il brivido che la dichiarazione del Re gli ha fatto arrampicare lungo tutta la colonna vertebrale.

“Ho deciso di affidare il Governatorato di Grande Ponte a un uomo nuovo, un uomo che abbia intraprendenza e voglia di emergere.

Sono stanco di vecchi babbei affezionati alle loro poltrone e interessati più al proprio tesoro che al potere del Drago.

Ho scelto qualcuno che abbia l’ardire e l’energia della giovinezza, ma anche il rigore e la saggezza di una Casata che da lungo tempo serve con fedeltà e onore i Draghi”

Questa volta gli occhi scuri di Galindo si concentrano sul volto di Marcellus, incuriosito da chi possa essere l’uomo che, nell’immaginario del Re, risponda a simili requisiti.

“Lo stendardo della Casata dell’Aquila degli Astvin di Porto Antico svetterà sul Palazzo del Governatorato accanto al Vessillo del Drago.

Mathias, Duca degli Astvin, sarà il nuovo Governatore di Grande Ponte.

E tu, Thea, sarai l’ambasciatrice che recherà a Grande Ponte la lettera di fiducia e d’incarico al nuovo Governatore.

Sarai tu a consegnargli la Chiave del Governatorato”

Il cuore di Thea aumenta impazzito i propri battiti e a stento riesce a trattenersi dall’urlare la propria gioia come farebbe una bambina, ma è sul volto scuro di Galindo, che non riesce a nascondere la propria sorpresa per quella dichiarazione, che gli occhi celesti del Re si fissano inquisitori.

La scelta di Marcellus è del tutto inaspettata. Galindo non fa alcuna fatica a immaginare lo sconcerto e l’irritazione fra gli altri Governatori, ma anche fra molti nobili del Regno che, a torto o a ragione, rimane tutto da appurare, si considerano sicuramente più degni di una simile posizione rispetto al giovane Erede della Famiglia Astvin.

Non è un mistero che la Stirpe dell’Aquila, legata da vincoli di parentela a quella del Drago, sia invisa a molti, più per invidia che per motivazioni concrete. Galindo sospetta che il disappunto del Concilio e dei molti nobili che gli stanno intorno sia proprio una delle leve che hanno portato il Re a quella nomina, insieme, naturalmente, alle considerazioni di ordine più pratico ed economico.

Thea conosce di fama il giovane Duca. L’ha più volte sentito nominare. Gli uomini ne decantano la bravura nel duello e nella caccia, le donne ne sospirano l’avvenenza e la colta eleganza. Tutti sono concordi nell’individuare in Mathias degli Astvin uno dei migliori partiti disponibili in tutti i Nove Regni del Drago! E altrettanti lo nominano nascondendo a stento il fastidio nei suoi confronti.

“Hai ormai concluso da qualche mese il tuo sedicesimo anno di vita. È ora che tu prenda il tuo posto.

La morte di tua madre ha privato il Regno della propria Regina. Un giorno tu dovrai prendere il suo posto. È tempo che cominci ad assolvere i compiti che ti spetteranno come Regina del Drago.

Un’Ambasceria come quella che devo inviare a Grande Ponte sarebbe stato incarico più degno di un Principe, un Erede maschio, più che di una Principessa, ma mi aspetto che sarai comunque all’altezza del compito”

Il cuore di Thea si sforza di ignorare l’insoddisfazione che lo sguardo del Re le sta scaricando addosso, ma le sue parole bruciano nel suo animo come graffi sulla pelle. Solleva il mento con orgoglio e lo guarda con un’espressione che per un istante sembra colpirlo.

“Non vi deluderò, Maestà!”

“La tua presenza laggiù dovrà essere la testimonianza del potere del Drago, Thea!”

Le parole del Re suonano alle sue orecchie come un monito a non essere così presuntuosa. È evidente che non si fida affatto della propria scelta e Galindo non può fare a meno di chiedersi quali siano le reali ragioni che hanno spinto Marcellus ad una simile decisione.

“Immagino tu possa renderti conto di quanto, la situazione che si è creata a Grande Ponte, abbia irritato la mia pazienza.

L’assassinio di uno dei miei Governatori è un’azione che non ha precedenti e nemmeno dovrà ripetersi.

Mi è stata lanciata una sfida che mi mette in una posizione fastidiosa.

Vorrei prendere le armi e scendere subito in campo aperto per cancellare persino la memoria del bandito che da anni sfida il mio potere, minacciando la serenità del mio popolo! Ma, se lo facessi, se il Drago in persona muovesse dal proprio Palazzo per lui, lo investirei di un’importanza che non intendo dargli!

Politeus era l’uomo che mi aspettavo levasse la propria mano in nome del Drago per riportare l’ordine, ma evidentemente le cosce di quattro locandiere suscitavano le sue premure più della sicurezza dei territori che gli erano affidati!

E ora, i Governatori vedono nella sua morte il segno che il potere del Leone sta crescendo a discapito della fermezza della mia mano.

Le uniche cose che vedo crescere io sono la loro stupida inutilità e l’intollerabile audacia di quel bastardo.

È necessario che chi crede il contrario abbia conferma che la forza del Drago è immutata e il suo potere incontrastabile, anche nei territori che furono della Stirpe dei Leoni, che strappai all’inettitudine e alla volgare guida di quello stolto di Re Rainar!

Mi serve la mano di un uomo che, davvero, non si tirerà indietro di fronte a nulla, e che sarà in grado di garantire l’ordine in nome della Corona. Ecco perché ho scelto Mathias degli Astvin.

Trascorrerai in città non meno di quattro settimane. Organizzerai una festa d’investitura per il nuovo Governatore che sia tanto memorabile quanto quella in occasione della tua nascita! Se ne dovrà parlare ovunque nel Regno.

Nelle settimane successive esigo che tu prenda parte a banchetti, feste, battute di caccia, qualunque evento sia organizzabile per mostrare la ricchezza del Governatorato e la stabilità del territorio.

Sarai tu a portare questa ambasciata e non uno qualunque dei miei alti funzionari perché ogni tua azione dovrà parlare dell’eleganza e della forza del mio potere non meno che della ricchezza del Regno!

Non dovrai aver timore di nulla e dovrai, con orgoglio, ricordare a tutti qual è il valore della Stirpe dei Draghi”

“È un grandissimo onore, quello che mi state offrendo, Padre. Farò in modo che voi possiate essere fiero di me”

Il Re sembra ignorare l’intervento emozionato di Thea e continua a darle istruzioni su cosa si aspetta da lei, ma a Galindo iniziano a essere molto più chiare le motivazioni che hanno spinto Marcellus a quell’incredibile decisione. Il suo animo di nobile guerriero inizia a paventare le conseguenze della politica che il Drago sembra intenzionato a intraprendere, di nuovo.

Il cuore puro di Thea, tanto felice per quell’incarico, per la possibilità che ai suoi occhi finalmente il Re le sta dando, non può neppure immaginare cosa nasconda in realtà la mente del Drago. Galindo lo sa perfettamente, come sa di cosa è davvero capace l’uomo all’ombra del quale vive ormai da quarantanove anni.

“I Governatori, quegli stessi inetti pusillanimi che temono la propria ombra e vaneggiano il pericolo di un fantasma, si sentono all’altezza di poter esprimere giudizi sulle scelte del Drago e reputano la scelta di un giovane per il governo di Grande Ponte azzardata e pericolosa.

Dovrai riservare al giovane Astvin tutti gli onori che dimostrino la mia fiducia nei suoi confronti.

Mi aspetto molto da lui La sua famiglia ha servito la Corona egregiamente, in molti modi diversi, tanto che mio Padre, diede la Principessa Agata, la sorella di mia madre, in moglie al vecchio Duca, il nonno dell’attuale Mathias. Lo sapevi?”

“Sì Maestà, certamente, in seconde nozze, se non ricordo male”

“Sì, fu un matrimonio che non diede figli al Duca. La giovane Aquila è figlio della primogenita del Vecchio Astvin, una donna avvenente quanto energica.

Ti affiderò una lettera che dovrai consegnare nelle mani del Duca. È una missiva riservata che contiene il suo primo incarico. Fa’ in modo di affidarla nelle sue mani!”

“Lo farò”

“Bene.

C’è un’ultima cosa” la avverte il Re con un’occhiata che la mette subito in profonda soggezione “Il Duca mostrerà un certo interesse, nei tuoi confronti. Hai il mio permesso per dimostrare il tuo favore alle sue attenzioni. Per il momento Astvin riscontra la mia approvazione. Naturalmente mi aspetto che, pur accettandone la corte, tu non faccia assolutamente nulla per incoraggiarlo.

Non deve pensare di poter avere qualche vantaggio su tutti gli altri pretendenti alla tua mano.

Non credo di dover essere io a ricordarti che tu sei il premio più ambito per molti uomini dentro e fuori i confini del Regno. Nella tua destra stringi la promessa per accedere a questa Sala.

Fa’ di custodirla come mi aspetto!

In qualunque luogo ti troverai, in ogni situazione capiterai, con chiunque ti confronterai, non dimenticare mai che sei la figlia del Drago di Anthuria.

Agisci di conseguenza”

Il padre la esorta con uno sguardo esaltato che, forse per la prima volta in tutti i suoi sedici anni, la pone davvero al centro delle sue attenzioni, riempiendole il cuore di un tale entusiasmo che non è sicura di poterlo contenere.

Sono anni che lo spia seduto sul suo Trono, con la sua grandezza, la sua imponenza, la sua fiera bellezza. Ora, finalmente, ha l’occasione che tanto desiderava per dimostrargli che anche lei, pur essendo solo una donna, è in grado di rappresentare la potenza dei Draghi come potrebbe fare un Principe, come potrebbe fare l’Erede del Drago che il Destino non gli ha concesso.

Farà qualunque cosa perché lui possa essere fiero di lei!

“Galindo!”

Il Re richiama l’uomo che lo sta osservando severo attendendo i suoi ordini.

“Tu, naturalmente, accompagnerai la Principessa nel suo viaggio e sarai, come sempre, la sua ombra. Tu sarai responsabile della sua sicurezza.

Insieme alla sua Dama Tutrice fate in modo che non scordi mai quali sono i doveri della Figlia del Drago e che porti a termine in modo impeccabile gli incarichi che le ho affidato.

Non tollererò un fallimento”

Il suo sguardo dà i brividi a Thea, ma pare rimanere del tutto indifferente a Galindo, che ricambia l’occhiata del Re con freddezza prima di rispondergli con severità.

“Come Vostra Maestà sa perfettamente… preferirei la morte che fallire nel compito di proteggere Sua Altezza la Principessa”

“Partirete fra tre giorni. Astvin attende il vostro arrivo.

Ora congedatevi”

“Grazie Padre. Sarete fiero di me”

Thea lo saluta con un’impeccabile riverenza e un sorriso incantevole che non scalfisce neppure la superficie del volto gelido del Re.

Artorius li osserva lasciare la Sala del Trono e spia il volto del Drago, lo sguardo fisso sulla figura della Principessa. Difficile decifrare cosa vi sia in quello sguardo di cristallo, persino per lui che è il suo più stretto e fidato collaboratore. In alcune occasioni, come in quel momento, sembra quasi che il Re osservi con desiderio l’avvenente purezza e l’elegante grazia della figlia, in modo non dissimile da come capita a qualsiasi altro uomo la osservi.

“Sarà prudente, Maestà, affidare un compito così delicato a una fanciulla tanto inesperta?”

Marcellus si volta verso di lui come se si fosse ricordato della sua presenza solo in quel momento. Da nessun altro tollererebbe un simile appunto sul proprio agire, ma nessun altro conosce il suo cuore come il Generale Artorius. Nessun altro nei Nove Regni sarebbe pronto, davvero, a dare la propria vita per il Re, quanto Artorius. Tranne Galindo, naturalmente!

“Artorius, so che la mia decisione non gode del tuo favore”

“Non oserei mai giudicare una vostra decisione, mio Re, è il timore per voi che mi porta a sollevare dubbi sulla competenza di vostra figlia”

“Astvin è un pivello, ma è un pivello pieno di soldi e con entusiasmo da vendere!

Non vede l’ora di dimostrarmi la propria fedeltà e sbava sulla mia Corona. Sono decenni che la Stirpe dell’Aquila punta al Trono.

Il Vecchio Mathias ha macchinato con lucida accortezza ogni propria mossa, al solo scopo di portare gli Astvin nella Sala del Trono, eppure, per ora, gli Astvin sono ancora fuori da questa Sala!

Non sono uno sprovveduto, conosco perfettamente l’ambizione delle Aquile di Porto Antico. Tuttavia le loro ricchezze e soprattutto i loro mercenari, tra i più preparati e spietati dei Nove Regni, ci saranno presto necessari”

“Avete accordato al giovane Astvin grandi onori con questa vostra scelta, inviandogli vostra figlia con il benestare di corteggiarla.

Considererete lui come Erede del Trono dei Draghi?”

Marcellus lo scruta torvo, rispondendogli iracondo.

“L’Erede del Drago verrà partorito solamente dal ventre di una Regina del Drago!”

“Un figlio partorito dalla Principessa Thea, naturalmente!”

“Devo solo trovare l’uomo meritevole di infilarsi nel talamo della mia Principessa, allora avrò il mio Erede. Astvin potrebbe avere le qualità che mi servono per quello scopo!

Intanto sarà comunque congeniale ai miei scopi più immediati!

Devo liberarmi del Leone”

Artorius osserva l’espressione del Drago farsi cupa.

“Finora ho tollerato l’esistenza di quel bastardo e dei suoi pezzenti perché mi era utile! Fumo negli occhi per i miserabili, distratti dalle insulse promesse di una non meglio definita giustizia e, soprattutto, era un freno alle pretese e alle aspirazioni di tutte le sanguisughe che si sono ingrassate per decenni all’ombra del mio Trono!

Toccate tutto, ai Governatori, luridi inetti, ma non toccate i loro tesori!

Inutili parassiti!

Ma adesso… la morte di Politeus è una faccenda diversa!

È un attacco a me! Un messaggio diretto al mio potere.

È diventato necessario liberarci del Leone! Dannato piccolo bastardo.

Ho sterminato tutta la sua famiglia e l’ho sepolta sotto le macerie del Palazzo della sua Stirpe, ma quel maledetto marmocchio è riuscito a sfuggirmi e, ora, il cucciolo si è fatto uomo e pretende di imporre il proprio ruggito al Drago.

Pensavo che la fine di suo padre sarebbe stato un monito sufficiente per lui e per tutti coloro che lo seguono.

Mi sono sbagliato.

Poco male.

Voglio la sua testa, Artorius! E prima ne voglio fare un monito per coloro che pensano che il mio braccio stia vacillando, Governatori compresi”

Le iridi di cristallo del Drago sembrano prendere fuoco, tanto profonda è la furia che concentra in quel proposito.

“Basterà un vostro ordine, Maestà, e il sangue del Leone colorerà di amaranto la sabbia dell’Arena di Città Palazzo!

La prossima mossa è la vostra, mio Drago, e presto metterete a tacere per sempre il ruggito del Leone”

“Intanto vediamo come si comporterà il Duca Mathias. Quanto sarà in grado di essere all’altezza dell’incarico per il quale, con tanto entusiasmo, si è proposto!”

“Pensate che avrà remore nel portare a termine l’incarico che gli avete affidato?”

“Non basta l’ambizione e la voglia di rotolarsi fra i riccioli biondi della mia Principessa, per portare a termine la distruzione di un intero villaggio con tutti i suoi abitanti dentro, privo di una plausibile motivazione”

“Dunque siete certo che fallirà”

“No, Artorius! Non credo fallirà.

Qualunque sarà il motivo per cui si muoverà, sono abbastanza sicuro che porterà a termine l’incarico che gli ho affidato. Sarà il suo fedele Cancelliere, Caspar Ludo in persona, il Serpente, a consigliargli la mossa più saggia per il suo futuro e a cancellare qualunque remora possa eventualmente farsi venire.

Quando un intero villaggio verrà spazzato via a saldo della morte di Politeus, il popolo comincerà a capire che non è sano, per i suoi interessi e la sua stessa esistenza, schierarsi dalla parte del piccolo bastardo, e che il Leone non rappresenta affatto una speranza, per nessuno!

E i miei Governatori si renderanno conto, per la loro incolumità, che, il Drago, ha ancora fuoco nel petto per ardere le città e i Palazzi di coloro che si opporranno al mio potere”

Artorius assentisce soddisfatto di fronte all’antica furia che accende gli occhi del Re.

Il Drago si sta svegliando!


A Cuore di Bosco.

Questa scena ci racconta come è arrivata a Cuore di Bosco la nomina del nuovo Governatore di Grande Ponte, Mathias degli Astvin. Una sbirciatina al mondo del Leone prima che Thea si scontri con lui!

“Secondo me può bastare, ragazzo”

Darius si raddrizza con un lamento appoggiandosi al manico dell’accetta che ha conficcato nel grosso ceppo ai propri piedi.

“Che succede, Orso? Non dirmi che sei già senza fiato”

Il biondo inarca infastidito un sopracciglio in direzione di Nikolas, inginocchiato in terra a torso nudo, intento a raccogliere, in fasci ordinati, la legna che hanno appena finito di spaccare per la locanda.

“Per forza è senza fiato! A star col culo per aria in cucina, ci si prendono un sacco di malanni!”

Sebastian li raggiunge ridacchiando dalla locanda per recuperare un altro paio di fasci di legna preparati dal fratello.

“Siete solo due mocciosi invidiosi! E adesso, fatela finita con questa faccenda, e portate la legna a Gaia. Scansafatiche!”

Nikolas e Sebastian afferrano due fasci ciascuno e si allontanano ridendo.

Dalla cucina della Locanda arriva un profumo delizioso di stufato.

“Quindi erano davvero in cucina?”

“Giuro! Sul tavolo della cucina.

Gaia era seduta sul tavolo e il Vecchio Orso se ne stava lì con le braghe calate e si dava parecchio da fare. Che, se non fosse stato perché siamo stati inopportuni con Gaia, ci sarebbe da prenderlo per i fondelli per i prossimi dieci anni.

Facevano un casino tale che abbiamo pensato si fosse infilata in cucina qualche bestia selvatica”

Nikolas scuote il capo con un sorriso, finendo di accatastare in ordine, accanto al camino nel salone, gli ultimi fasci di legna, prima di raddrizzarsi e scoccare un’occhiata furba al fratello minore.

“Non è che tu con la biondina, qualche settimana fa al Portico, facessi meno chiasso!”

“Adesso ti metti a farmi la morale, Fratello?!”

“No no, io sono l’ultimo che può fare certe tirate!”

“Appunto! Non sono mica io quello che ha dato fuoco a tutti i vestiti nel camino e a cui tutte le Dame del Regno vorrebbero infilare una mano nei calzoni!”

“Ti assicuro che non sempre è piacevole”

L’espressione allusiva del Leone suscita la risata aperta di Sebastian.

“La Duchessa di qualche settimana fa! Sì me la ricordo. Quella specie di cozza coperta di oro e perle che ti è praticamente svenuta fra le braccia. E come vi guardava quello stoccafisso del marito. Chi era?

Il cugino del Generale delle Lame?”

“Così diceva Arkady”

“Certo che il Rosso li conosce proprio tutti! Nemmeno bazzicasse i salotti di Anthuria”

“Il Rosso ha l’animo della servetta impicciona! Con lo spirito del bandito”

“Dovevi vedere la faccia che ha fatto quando abbiamo beccato Darius e Gaia!”

“Sì me la immagino! Mi sa che ha ragione il Vecchio Orso! Sembriamo un branco di ragazzini invidiosi”

“Ma per favore, ma mi ci vedi? Io e una moglie?”

“Beh... di certo ci vedo più te che me, Fratellino”

A Sebastian non sfugge la punta di rammarico nella voce del Leone. Non è un segreto che Nikolas non abbia mai permesso a nessuno, soprattutto a nessuna donna, di avvicinarsi abbastanza a lui da poter diventare un pezzo importante della sua esistenza. I legami del Leone si contano sulle dita di una mano, e Sebastian sa che, per come la vede lui, sono anche troppi!

La porta della Locanda si apre di colpo e il profilo alto e longilineo di Arkady la occupa quasi per intero, attirando l’attenzione dei due uomini.

“Ma guarda chi è tornato!”

Il Leone gli va incontro battendogli una mano sulla spalla.

“Ciao perdigiorno. Divertito al Portico?”

“Sì Fratellino, parecchio anche. Vi sono mancato vero?” il Rosso gli risponde ammiccando allusivo, prima di rivolgersi serio al Leone “Avete fatto male a non venire stavolta”

“Sì ne stavamo giusto parlando”

“Ma guarda! È tornato il campione dei fannulloni!”

Darius gli arriva alle spalle e spinge il Rosso nella locanda, con poco garbo, battendogli una manata vigorosa sulla spalla.

“Ciao Vecchio Orso! Il serpentone è al sicuro nei calzoni?”

“Ma la volete finire!?”

Il biondo borbotta lanciando occhiate preoccupate alla porta della cucina socchiusa.

I tre giovani si scambiano qualche occhiata e scoppiano in una fragorosa risata.

La porta della cucina si apre e Gaia li raggiunge in salone con una brocca colma di birra ambrata appena spillata e tre boccali di terracotta.

“Avrete sete” esclama allegra lasciando tutto sul tavolone accanto al camino, che abitualmente occupa il Leone insieme ai suoi più stretti compagni.

“Come al solito sei una locandiera impeccabile, moglie!”

“No, conosco bene i miei polli!

Avete finito con la legna?”

“Sì, penso che ne abbiamo fatta abbastanza”

Il Leone si siede a capotavola e si versa la birra con fare soddisfatto.

“Ci sono grosse novità in città” li avvisa Arkady sedendosi alla destra di Nikolas.

Sebastian si posiziona accanto al Rosso, e Darius occupa il posto alla sinistra del Leone. Gaia rimane in piedi alle spalle del marito, appoggiandosi alle sue larghe e imponenti spalle.

“Che novità?” gli domanda distratto il Leone versandogli la birra.

“Abbiamo il nostro nuovo Governatore”

“Capirai che novità!

Via il vecchio, avanti il decrepito”

“Altro che decrepito, Nikolas! La maledetta Carogna ha nominato Mathias il Pivello”

Arkady si gode l’effetto della propria dichiarazione osservando lo stupore sul volto dei compagni.

“Il Pivello!? Parli di Astvin?”

“Proprio lui”

“Ha nominato Astvin al Governatorato di Grande Ponte!?!”

Darius sputacchia incredulo la birra che stava tracannando.

“Assolutamente lui!

Non sapete che vi siete persi a restarvene nella foresta stavolta!

Hanno agghindato la città che nemmeno le sottane di una puttana di Palazzo! Il Governatorato era coperto di stracci blu e argento, e hanno persino regalato pane e dolci in onore del nostro beneamato nuovo Governatore!”

“Immagino che il Serpente avrà fatto le cose in grande!”

“Ti sbaglia Orso, il Serpente non ha mosso un dito”

“Ti prego, non dirmi che il Pivello si è organizzato la festa da solo!?”

“No Nikolas, infatti non te lo dico”

“E quindi? Adesso Grande Ponte ha anche un comitato organizzazione grandi eventi?”

Sebastian sghignazza da solo della propria battuta.

“No, no. Meglio.

Il Comitato Organizzazione grandi eventi arrivava direttamente da Palazzo, inviato dalla Carogna in persona”

“Di che parli, Arkady?” gli domanda oscurandosi il Leone.

“Nientemeno che Sua Altezza la Principessina del Drago”

“È a Grande Ponte!?” esclama l’Orso.

“Sì, e ci ha dato dentro alla grande, non c’è che dire. Ha decisamente la stessa oculata politica finanziaria di paparino, per quel che ho visto. Ma se non altro è arrivato un po’ di pane alla gente.

L’ho vista quando è arrivata in città sulla sua bella carrozza che salutava tutta allegra con la sua manina, dal finestrino… e tutti lì a guardarla sfilare. Le solite scenette! Però, per quel che sono riuscito a vedere, è un bel bocconcino.

Pare che Astvin sia piuttosto vicino a realizzare le mire del Serpente. Si scommette su quanto tempo impiegherà a scivolarle fra le cosce”

“E chi se ne frega Arkady! Se la possono pure passare entrambi, il Pivello e Ludo, per quel che mi riguarda. Quello che non mi piace è l’idea del Serpente al Governatorato!

Merda. Non ci voleva!”

Il Leone seccato si alza di scatto iniziando a camminare avanti e indietro per il salone.

“Su questo non posso che darti ragione.

Ha già dato i suoi primi frutti marci”

Nikolas si ferma in mezzo all'ampia stanza e fissa torvo Arkady.

“Ha fretta di dimostrare quanto vale, il Pivello. Si è messo subito all’opera. Immagino dovrà impressionare quanto prima la Carogna di Marcellus.

Ci sono mercenari a spasso per le campagne intorno alla città, armati che pare debbano radere al suolo un intero villaggio! Hanno già arrestato almeno un paio di piccoli proprietari terrieri perché si sono accorti che non pagavano le tasse da un po’.

Scordiamoci l’idromele di Martino. Le bottiglie che ho portato con me sono le ultime che potrà fornirci per almeno quattro o cinque mesi. Potrebbe avere problemi anche coi nostri cavalli parcheggiati lì, se cominciano a controllare bene le proprietà!”

“Manderò Ezio a dirgli di avvisarci se gli vengono richieste tasse sui nostri cavalli. Gli forniremo noi il denaro”

Il Leone interviene continuando a guardare severo Arkady.

“Bene, ne sarà sollevato, l’ho visto preoccupato. Come molti altri che ho incontrato in questi giorni, in realtà. Lo sai... i raccolti non sono andati così bene quest’anno!

Inoltre…”

“Inoltre cosa?”

“In meno di due giorni Astvin ha fatto giustiziare venti disgraziati. Sono partito dalla città che i corpi penzolavano appesi sotto alle volte del Ponte”

“Venti uomini!? In due giorni?”

“Sì. Ha deciso di alleggerire le procedure della giustizia, pare”

Con un moto stizzito il Rosso tracanna un’ampia sorsata di birra.

“Qualcuno dei nostri?”

Arkady gli fa un cenno affermativo rispondendogli cupo.

“Tomàs.

L’idiota si è fatto beccare ubriaco per strada durante i festeggiamenti a straparlare sul Pivello”

“L’hanno impiccato perché insultava il Governatore per strada, ubriaco!?”

Gaia interviene incredula sperando di aver capito male, ma Arkady le punta addossa gli occhi di un tenue verde, accennandole un sì col capo.

“Merda!

Lo sapevo! Lo sapevo che la morte di Politeus ci avrebbe portato un sacco di grane! Altro che botta di culo!”

Nikolas sbotta portandosi una mano alle labbra e accarezzandosi la barba.

“Non ci sono state molte alternative” gli ricorda Gaia scura.

“Non facciamoci prendere dal panico, Ragazzo!”

“Darius, per favore! Non cominciare con le tue filippiche!

Che ti serve per capire che il Serpente al Governatorato non sarà una cosa per nulla buona!?”

“Nikolas! Lo so che Ludo fra i piedi non è mai una cosa buona, ma adesso è normale che il Pivello faccia la voce grossa. Ha tutto da dimostrare al Re e, se c’è pure Sua Altezzosa Graziosità in città, vorrà far colpo su di lei”

“Voce grossa, Orso!? Ha impiccato venti uomini in due giorni!

Si è goduta lo spettacolo Sua Altezza?!”

Il Leone si volta inferocito verso Arkady che gli risponde con un’alzata di spalle.

“Immagino di sì. È la Figlia della Drago!

Comunque, a parte qualche elegante passeggiata per la città, non si è più vista in giro. Se ne sta rintanata nel Governatorato”

“Quanto si fermerà?”

“Non si sa”

“Prima se ne torna a Palazzo, meglio sarà per tutti noi.

Fino a che resterà a Grande Ponte, sarà meglio per noi restarcene buoni nella Foresta. Non diamo ad Astvin e al Serpente il pretesto per metterci nei guai.

Quando le acque si saranno calmate, vedremo di capire come organizzarci per riequilibrare un po’ la situazione.

Speriamo solo che Astvin non ne faccia di troppo grosse mentre ce ne stiamo qui con il culo al caldo”

Il Leone si lascia cadere sul proprio seggio sprofondando contro lo schienale fissando torvo il tavolo.

“Se per un po’ non ci muoveremo da qui, forse conviene fare un po’ di provviste.

Se sei d’accordo, Nikolas, io prenderei un po’ di uomini e andrei a caccia di cervi e daini nella foresta” gli propone Arkady.

“Sì, certo. È una buona idea. Sebastian vai con lui”

“Bene, così possiamo riprendere dove abbiamo lasciato la nostra battuta di caccia. Mi pare di ricordare che io fossi in vantaggio”

“Sì, per una lepre ragazzino, perciò non fare tanto il galletto”

“Se non hai bisogno, Nikolas, andrei anch’io con loro”

“Va bene Darius, e portatevi dietro i nuovi. Vediamo come se la cavano nella foresta.

Non state via troppo e non allontanatevi troppo da Cuore di Bosco. Non possiamo sapere quali pensate farà il Pivello, anche se non credo che si metterà a battere la foresta così presto, per scovarci”

L’Orso vuota il proprio boccale d’un fiato.

“Troppo presto! Rischierebbe un enorme buco nell'acqua che non lo metterebbe di certo in buona luce con la Carogna”

“Sono in parecchi a guardare al Governatorato di Grande Ponte in attesa che Astvin fallisca, in tutti i Nove Regni” li avvisa Arkady.

Il Leone incrocia le braccia sul petto con un’espressione feroce e un sorrisetto scaltro.

“E noi faremo in modo di non deludere le aspettative di così tanta gente”


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