C’era un tempo in cui gli uomini
vivevano in simbiosi con la Natura e tutte le sue creature, un tempo in cui gli
dei camminavano fra loro e ascoltavano le loro voci.
In quel tempo viveva
una Sacerdotessa che amava il proprio villaggio e la propria gente come una
madre i figli.
Era il tempo in cui
le legioni della grande Roma stavano lasciando la fiera e misteriosa Britannia
alle orde dei crudeli barbari venuti dal Nord.
Avvenne così che il
villaggio di quella Sacerdotessa fu distrutto, che la sua amata gente fu
trucidata e che lei fu fatta preda della brama degli orribili uomini-mostro
venuti dal Grande Freddo.
Per molti giorni
essa pianse fra le rovine della propria vita, per molte notti vagò nei boschi,
invocando la forza di vendicare il proprio strazio e proteggere i più deboli e
i giusti.
Era il tempo in cui
gli dei ascoltavano le preghiere degli uomini.
Avvenne così che la
Sacerdotessa incrociò il proprio destino con il potente e feroce dio Lupo che
la amò in una notte di luna piena, lasciando nel suo ventre la forza per la
quale lei aveva tanto pregato e pianto, la forza con la quale avrebbe “reso
giustizia e protetto”.
Fu così che nacque
la gloriosa stirpe dei licantropi, in parte uomini e in parte Lupi.
La stirpe prosperò e
diede figli e figlie capaci di generare licantropi di sangue, ma anche
licantropi nati dal loro morso, quel morso che infligge grande sofferenza, ma
che dona grande forza, quel morso che è insieme dono e dannazione.
I branchi si
dispersero nel mondo e si sottomisero alla saggezza e alla forza dei loro Alfa
che perpetuarono le due stirpi, mantenendo sempre vivo il precetto del dio
Lupo, rendere giustizia ai più deboli e proteggere i giusti.
Gli Alfa commisero
tuttavia un grave errore. Soggiogati dal potere del plenilunio, dominati dell’istinto
del Lupo, mutati nella forma più selvaggia si unirono fra loro e diedero vita a
licantropi troppo crudeli, i cui istinti fecero a brandelli il precetto del dio
Lupo, licantropi che divennero dei dalla forza ineguagliabile.
Fu così deciso che i
figli del dio Lupo non potevano essere concepiti durante i pleniluni da licantropi,
perché la ferocia di quegli dei aveva causato la rovina dei branchi, quasi
decimati dagli esseri umani, terrorizzati e superstiziosi.
Nei secoli a venire, tutti i licantropi si adeguarono a
quella legge con devoto rispetto.
In tanti secoli un Alfa soltanto ebbe l’ardire di venire
meno a quella legge.
Nelle fredde terre del grande Nord egli amò la figlia di un
potente Alfa.
In una notte di plenilunio, entrambi mutati in licantropi,
concepirono un figlio destinato a diventare il dio Lupo, l’Alfa degli Alfa, colui
che un giorno dominerà e guiderà i branchi.
Quante volte, sua madre Amanda gli ha raccontato quella
favola, quando era bambino!
In qualche modo, Lukas se l’è sempre sentita dentro, nel
profondo del cuore, ma non poteva immaginare quanto fosse davvero legata al
proprio destino.
Quella favola era il suo passato e il suo futuro!
A causa di quell’antica leggenda, di quel terribile destino,
Lukas era stato obbligato a fuggire e a nascondere al mondo la propria
esistenza, dopo aver perso molto di ciò che amava, persino una parte di se
stesso.
Quando, dopo molti anni, finalmente ha deciso di tornare a
casa, divorato dalla nostalgia e dalla solitudine, la sua strada impiega una
manciata di istanti a prendere la direzione peggiore.